Benvenuti su
Salvo Tgweb

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Con l'ex magistrato Gherardo Colombo

Colombo ad Agrigento.
Articoli e video:
link1; link2; link3.
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Ad Enna con il giornalista Lirio Abbate.
Presentazione del libro "I Complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento". (di Abbate e Gomez)

Incontro “Terra di mafia e di lotta alla mafia”
svoltosi a Palma di Montechiaro (AG)
foto con M. Travaglio (ottobre 2006)

Con M. Travaglio e S. Guzzanti in occasione della presentazione di "Intoccabili" e "Reperto Raiot" a Palermo (2005)


V-DAY Agrigento
foto del V-Day agrigentino foto (clicca qui) e anche il video (clicca qui)
V2-DAY
Qui il video del secondo v-day
V2-Day il video (clicca qui)
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Manifesti "Amici di Beppe Grillo con Sonia Alfano presidente". Regionali 2008.

Con Sonia Alfano in visita presso il nosocomio agrigentino. (foto di Elio Di Bella)

Sonia Alfano ad Agrigento elezioni Europee 2009

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TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI MA ALCUNI ANIMALI SONO PIU' UGUALI DEGLI ALTRI G. Orwell
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“La tragedia dell’Italia è la sua putrefazione morale, la sua indifferenza, la sua vigliaccheria”. Piero Calamandrei
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"Non è la libertà che manca.
Mancano gli uomini liberi". Leo Longanesi
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"Può stare nel luogo santo chi ha mani innocenti e cuore puro. Mani innocenti sono mani che non vengono usate per atti di violenza. Sono mani che non sono sporcate con la corruzioni e con tangenti. Cuore puro, quando il cuore è puro? E' puro un cuore che non si macchia con menzogna e ipocrisia, un cuore che rimane trasparente come acqua sorgiva perchè non conosce doppiezza".
Papa Benedetto XVI
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Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che dà scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato! Sandro Pertini
Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. S. Pertini
Sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente. S. Pertini
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Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità. Indro Montanelli
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"Veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo". Indro Montanelli
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10 febbraio 2009
Niente cittadinanza onoraria a Sgarbi. Missione compiuta!
 
Missione
compiuta.
Non
verrà più conferita la cittadinanza onoraria a Sgarbi. Ieri sera ho avuto la
notizia ma non sapevo i veri motivi. Adesso ho trovato due articoli in merito (link1– link2) e volete sapere la sorpresa qual è? E’ che Sgarbi rinuncia! Non è
stato il sindaco di Agrigento a rinunciare. O meglio, ne hanno parlato ed hanno
deciso così a seguito delle informazioni che aveva avuto il sindaco di
Agrigento, Marco Zambuto, inerenti alle sicure contestazioni che si sarebbero verificate
in occasione della cerimonia.
A
questo punto bisogna ringraziare i ragazzi del “Grillo di Palermo” che si erano
immediatamente attivati. Ringraziarli per le tante lettere che hanno inviato al
sindaco Zambuto, e per la voglia di venire a contestare finanche ad Agrigento.
Colmando
evidentemente un vuoto di moralità, sensibilità e decenza nella Città dei
Templi.
Ringrazio
anche quei pochi ragazzi di Agrigento che avevano manifestato le loro
intenzioni di aderire all’iniziativa.
Infine
un messaggio a quanti continuano a dire che “queste cose” non servono.
Il
fatto adesso è che grazie a “queste cose” si è avuto un bel risultato. E che i “comunicati
stampa”, da parte di chi non gradiva Sgarbi come cittadino onorario, non avrebbero avuto alcun effetto.
Aggiungo una postilla.
Leggendo
un articolo su un sito di informazione agrigentino - riguardante la cronaca
dell’ultima venuta ad Agrigento di Sgarbi, nella quale si è avuta la ormai
celebre contestazione (un saluto al compianto Giuseppe Gatì) - apprendo al
quinto capoverso che: Il sindaco ha concluso consegnandogli la cittadinanza
onoraria.
Ma
allora qui occorrono delle spiegazioni. Già gliela aveva conferita? Era forse
un’occasione in più per farsi pubblicità e passare il tempo a fare cerimonie?
Leggete
ancora nel summenzionato sito agrigentino cosa diceva Sgarbi su Marco Travaglio e Antonio Di
Pietro.
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9 febbraio 2009
Agrigento. Vittorio Sgarbi cittadino onorario?

Cari amici del blog, come saprete
mercoledì verrà conferita a Vittorio
Sgarbi la cittadinanza onoraria della nostra città. Vorrei porre a voi
tutti una domanda: pensate sia necessario subire quest’altra umiliazione?
Da agrigentino voglio dire il mio
no. Voglio dire che non ci sto. Propongo, a quanti vogliono alzare la testa, di
manifestare il proprio dissenso in occasione della cerimonia che si terrà
mercoledì 11 febbraio.
Non limitiamoci a criticare
questo e quello, a lamentarci mentre si sta seduti a tavola in pizzeria o
davanti un aperitivo. Le nostra lamentele servono a poco se restano tra le mura
di casa.
Bisogna farci sentire dai nostri
amministratori quando non condividiamo una determinata scelta. Esigiamo più
rispetto!
Dobbiamo far sapere che non vogliamo
come cittadino onorario un soggetto con condanne
penali definitive.
Un soggetto che per anni tramite
le tv ha diffamato continuamente servitori dello Stato e attraverso l’arte del
falso e della menzogna ha contribuito ad alimentare la corruzione morale degli
italiani.
Può un’amministrazione comunale
conferire una prestigiosa onorificenza ad un soggetto macchiatosi dei reati di truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato?
Non è un controsenso?
sgarbi
agrigento
cittadinanza onoraria
| inviato da tgweb il 9/2/2009 alle 11:12 | |
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25 gennaio 2009
La confusione regna sovrana. Inchieste politico-mafiose, campagne diffamatorie, realtà imprenditoriali siciliane, politici siciliani e agrigentini. Sgarbi al pari di Sciascia!?

Sento
il bisogno di rispondere a un commento (che riporto in fondo) dai contenuti
diffusissimi tra la gente (a causa probabilmente
della scarsa qualità dell’informazione).
Colgo l’occasione, quindi, per affrontare un po’ i
temi di mafia, politica e informazione (sui quali c’è sempre confusione).
- Il
lettore esordisce dicendo: "… ancora non avete capito che con la
scusa della lotta alla mafia, che e’ giusto che si faccia,…".
Ma
come credi che vada fatta? La battaglia va fatta per vincerla e si vince solo se si mira alla
testa, alla mente dell'organizzazione. O pensi, come la maggior parte dei politici e dei
giornalisti servi del potere, che basti tagliar qualche ramo della manovalanza
mafiosa? La storia insegna che da sempre le inchieste su mafia (e
inevitabilmente politica) si perdevano e venivano elise nel momento in cui si
salivano i vari piani della gerarchia (vedi, per citare un esempio noto, la
storia del prefetto Mori ai tempi di Mussolini).
Oggi
è lo stesso. Le inchieste su mafia e politica si cercano in tutti i modi di bloccarle, di soffocarle, di
sopprimerle. Con campagne diffamatorie innanzitutto. Le reti Mediaset hanno
fatto scuola. Oltre a Sgarbi (leggendario menzognere), a titolo d’esempio,
vorrei ragguagliarti sugli attacchi studiati a tavolino da Liguori e il suo “Fatti
e misfatti” per isolare Caselli e delegittimarlo, da un lato, e dell’altro
portare sostegno al padrone screditando i processi ad Andreotti e Dell’Utri.
Possiamo
citare anche un altro artista proclive ai falsi: Lino Jannuzzi (in linea con
Liguori e Sgarbi anche nel caso del suicidio Lombardini). Non perderò tempo a
citare tutte le sue menzogne. Ma, per restare in argomento, come non menzionare
i suoi celebri attacchi a Falcone, così
come quelli a Caselli? E non per niente giornalista preferito dai boss
mafiosi (vedi intercettazioni Guttadauro-Aragona). E di stima, nelle stesse
intercettazioni, gode anche un altro noto piaggiatore: Giuliano Ferrara.
- Altra
frase nel commento: “svegliamoci
siciliani onesti e riprendiamoci i nostri diritti”
Come
ti "riprendi i tuoi diritti"? Attaccando come fa Sgarbi e i suoi
compari i magistrati che combattono in prima linea la mafia?
La
mafia è semplicemente e brutalmente uno dei modi in cui si manifesta il potere politico. Esiste e
continua ad esistere proprio perché connessa alla politica. Se fosse stata solo
un'organizzazione di semplici criminali, magari con la passione per la cicoria
e la ricotta, sarebbe stata debellata da più di un secolo.
Sgarbi
& C. attaccano sempre le inchieste e i magistrati che indagano sulle
relazioni politico-mafiose. Pensi lo facciano per difendere noi onesti
cittadini? O difendono la casta? E guarda che le responsabilità del perchè la
mafia è sempre in forma smagliante - risollevata da un periodo in cui era quasi
stremata (ma anche questo meriterebbe altro approfondimento) - va trovata
proprio in quelle istituzioni che non vogliono realmente combatterla, ma
preferiscono conviverci! E farci affari.
- Le
“realtà imprenditoriali siciliane”?
Perchè
te la prendi con i “potenti del nord”? Quelli siciliani per primi non ti
bastano? Secondo te come è possibile che nella mia città (Agrigento) nel 2009
manchi ancora l’acqua? Quanti sono i politici siciliani e agrigentini che
ricoprono ruoli di altissimo livello al governo nazionale e regionale? Il nord
c’entra poco. Le inchieste sulla mafia non c’entrano niente con il nostro
mancato sviluppo. Quest’ultimo è probabilmente più collegato ai politici
collusi con la mafia che non ai “signori potenti del nord”, come da tua definizione.
Inoltre,
ti comunico che non c'è mai stato libero mercato in Sicilia. Non vi è economia
democratica.
Come
risulta da molteplici processi è tutto controllato dalla mafia. Vuoi per caso che
non vengano fatti neanche questi processi? Pensi che così gli imprenditori del
nord vengano a portar benessere qui? E una volta arrivati qui, con chi pensi
dovranno fare i conti?
Tu
non puoi entrare, qualora lo volessi, nel mercato se prima non chiedi il
permesso a Cosa nostra o se appena inizi ad acquisire quote di mercato (anche
minime) non ottieni da loro la messa a posto, l'autorizzazione et similia.
Non
è la guerra alla mafia che fa sì che si manifesti questa realtà.
- A
proposito delle “guerre tra le procure”.
In
questo caso sarò brevissimo. Non vi è stata alcuna guerra tra procure. Tutto
montato ad arte per annullare quelle inchieste e quei magistrati. La procura di
Salerno ha agito secondo legge. Quella di Catanzaro no. Il problema è che Salerno aveva trovato
riscontri alle denunce di De Magistris. E il “sistema” non può permettersi che
si sappia che De Magistris aveva ragione, che stava agendo secundum legem, che era suo dovere farlo, e che è stato allontanato
per il suo “non allineamento”. E allora: “guerra tra procure”! Così il
cittadino non capisce niente.
- E
gran finale: "bravo Sgarbi che dice il giusto al pari di Sciascia siciliano DOC".
Premesso
che accostare Sgarbi a Sciascia è un’offesa per lo scrittore scomparso.
Sciascia
va ricordato per quei romanzi coi quali denunciava (come anche Pasolini) la
progressiva mafiosizzazione dello stato. Fotografava la realtà evidente ai più,
ma che non emergeva come verità comune e verità processuale. Metteva in luce
che non vi poteva esser giustizia contro i crimini del potere. Che i pochi
volenterosi, in cerca di verità e giustizia, alla fine venivano uccisi o
trasferiti. O non gli era possibile dimostrare i fatti a causa dei depistaggi e
degli insabbiamenti che avvenivano per mano delle istituzioni stesse. La storia
è sempre quella: impunità assoluta per i potenti e pugno fermo per il quisque de populo.
Diceva
Sciascia nel 1979 in una celebre intervista: “i cittadini che fanno il
proprio dovere, innanzitutto come semplici contribuenti, si vedono regolarmente
presi in giro prima e ridicolizzati poi [...] perchè quelli che frodano il fisco vengono poi premiati
con le leggi di perdono fiscale che costituiscono una esortazione e un
incoraggiamento al non rispetto della legge, a essere un cattivo cittadino."
(Piccola riflessione: ma come mai il re dei
condoni fiscali da noi è tanto amato?)
Ed ancora, nella stessa
intervista: "Quali
garanzie offre questo Stato [...] per quanto attiene all'applicazione del
diritto, della legge, della giustizia? Quali garanzie offre contro [...]
l'abuso di potere, l'ingiustizia? Nessuna. L'impunità che copre i delitti
commessi contro la collettività e contro i beni pubblici, è degna di un regime
di tipo sudamericano: neppure uno dei grandi scandali scoppiati in trent'anni
ha avuto un chiarimento, nessuno dei responsabili è stato punito”.
Sono passati quasi altri
trent’anni e quegli scandali a cui si riferisce sono ancora lì. Anzi, purtroppo,
se ne sono aggiunti altri ancor più tragici e gravi.
Il
celebre articolo al quale penso tu ti riferisca, quando accosti Sciascia a
Sgarbi, è stato invece un episodio infelice e ha scaturito quello che lo
scrittore racalmutese forse non aveva previsto.
E’
chiaro che quest’articolo è stato astutamente sfruttato dai nemici del pool.
Pensa
un po’ al nefasto esempio indicato dallo scrittore col quale si mostrava il
giudice Paolo Borsellino personaggio che faceva carriera soltanto perché si
occupava di mafia.
Segnalo
comunque che Sciascia tempo dopo ha avuto l’occasione di parlare proprio con il
summenzionato giudice. Lo scrittore cambiò idea poco tempo dopo e racconta di
essere stato travisato. A riguardo vorrei segnalare quest’articolo-intervista a
Paolo Borsellino (risalente all’agosto del 1991). http://www.cuntrastamu.org/mafia/speciali/falcone/borsellino1.htm
Lo
scrittore racalmutese criticava chi in quel periodo cavalcava l’onda
dell’antimafia per esclusivo tornaconto personale; avvertiva il pericolo “antimafia
come strumento di potere”; paventava che qualche politico o magistrato, non
animato da buone intenzioni, potesse profittarne. Esclusivamente per interessi
personali. (Mi vien da pensare al primo periodo, alla cosiddetta discesa in
campo, dell’attuale presidente piduista che fu abilissimo a cavalcare l’onda di
tangentopoli - e della pulizia dell’allora criminale classe dirigente -
dichiarandosi apertamente a favore dei giudici, ai quali comunicava che il
sostegno da parte del suo schieramento non sarebbe mai mancato. Per le risate, vi prego, trattenetevi.)
Oggi,
come allora, le parole di Sciascia vengono strumentalizzate da quanti hanno soltanto
l’intenzione di fermare giudici che fanno il loro dovere. Giudici che non fanno
di certo carriera con l’antimafia, ma anzi
rimangono isolati dal loro stesso ambiente. Messi sotto pressione dalla
stampa e dai politici. Ricattati, intimiditi, minacciati di sanzioni. Quando
non vengono uccisi.
Dato
che è dimostrato che non si fa carriera con l’antimafia, qualcuno sa spiegarmi
chi glielo fa fare? Lo stipendio lo prenderebbero in ogni caso. Perché
rischiare tanto?
Concludo
dicendo che dopo la rappacificazione tra Borsellino e Sciascia, l’ultima
considerazione che ebbe Borsellino in merito a quell'articolo apparso sul Corrire nell'87, fu di ben
altro tipo.
Va
infatti ricordato cosa disse il magistrato il 26.06.92 (un mese dopo la strage di capaci e
meno di un mese dalla sua): "Giovanni ha cominciato a morire tanto
tempo fa. Questo paese, questo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di
ogni altro, cominciarono a farlo morire nel gennaio 1988, quando gli fu negata
la guida dell'Ufficio Istruzione di Palermo. Anzi, forse cominciò a morire l'anno prima: quando Sciascia sul
"Corriere" bollò me e l'amico Leoluca Orlando come professionisti
dell'antimafia" .
Segnalo
infine l’articolo di Nando Dalla Chiesa: Sciascia, perché non mi pento
Ecco
il testo del commento di un certo Max:
bravi , svegli direi, ancora non avete capito che con
la scusa della lotta alla mafia, che e’ giusto che si faccia, i signori potenti
del nord hanno indiscriminatamente fatto fuori quasi tutte le realta’
imprenditoriali siciliane , oneste e disoneste.Se e’ questo il prezzo da pagare
io non ci sto, e non dovreste accettare neanche voi , perche’ dobbiamo andare
al nord per lavorare, perche’ al sud i signori potenti non ci hanno fatto fare
neanche una ferrovia del ca….. che possa essere definita decente mentre loro
hanno i treni ad alta velocita’, e chio ha detto che la magistratura dia
sentenze giuste? i fatti degli ultimi tempi con le guerre tra le procure non vi
dice niente?
svegliamoci siciliani onesti e riprendiamoci i nostri diritti di uomini normali
non mafiosi tutti da dominare con il bastone , bravo sgarbi che dice il giusto
al pari di SCiascia siciliano DOC , SVEGLIAAAAAAAA
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10 gennaio 2009
Risposta ad un articolo sulla contestazione a Sgarbi avvenuta ad Agrigento.
Ecco
il mio commento di risposta ad un post di Giovanni Nocera, attivista UDC e
candidato non eletto alle ultime elezioni provinciali, in merito all’avvenuta
contestazione a Vittorio Sgarbi ad
Agrigento.
“Quando parlo in pubblico devo
aspettarmi contestatori che rendano note le multe prese per divieto di sosta?” –
si domanda Nocera di fronte ai suoi
lettori.
Le
cosiddette “multe” per divieto di sosta non rappresentano alcun reato (ma
semplici illeciti amministrativi).
Le condotte di Sgarbi, per chi conosce il Codice penale, rientrano invece in
quei “reati” indicati dal predetto codice, nel Libro secondo, intitolato “Delitti…”.
Caro Giovanni, quando parli in pubblico, se
sei un personaggio “pubblico”, e ricopri incarichi istituzionali pur avendo
riportato condanne penali, DEVI aspettarti che le tue condotte ti vengano
contestate. La vergogna è se ciò non accade. Il buon senso dovrebbe da solo
portarti a non mostrare il viso in giro, ma nel caso tu avessi la faccia molto
tosta, allora è compito del cittadino, magari incensurato, criticarti duramente
e ricordarti le tue vergogne. Devi capire che è giunta l’ora per te di lasciare
stare qualsiasi incarico pubblico.
“Che
senso ha leggere in pubblico le condanne di un cittadino?” – chiede Nocera.
Se
sei un “semplice cittadino” infatti non ha senso. Se invece sei incaricato di
amministrare la cosa pubblica o di legiferare ovvero decidere per me “semplice
cittadino”, allora ha senso leggere non solo le tue condanne, ma anche render
noto ogni tuo comportamento socialmente riprovevole. Anche se non rientrante
nelle fattispecie previste dal Codice penale. Insomma, devi capire che devi filare
dritto.
A titolo d’esempio non devi frequentare MAFIOSI. Se lo vuoi fare, non ti
candidare; non accettare incarichi istituzionali; dimettiti se già ricopri
determinati ruoli.
Infine,
la “funzione riabilitativa” [a cui accenna capziosamente Nocera] è tutt’altra
cosa. Non strumentalizzare la Carta Costituzionale!
Quest’ultima stabilisce che “Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del
condannato.”
E’ fuori da ogni dubbio pensare che i padri costituenti potevano prevedere che
un giorno un branco di scellerati ricoprisse di incarichi prestigiosi (ad es. membro
del Parlamento e del Governo) individui così riprovevoli. Gente che ha
“fregato” lo Stato che rappresentano [o che rappresentavano]; che ha diffamato
ed attaccato violentemente magistrati e servitori dello Stato. […Non avevano di
certo in mente che i condannati dovessero riabilitarsi e rieducarsi in
Parlamento.]
udc
agrigento
sgarbi
| inviato da tgweb il 10/1/2009 alle 16:27 | |
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30 dicembre 2008
Sgarbi contestato ad Agrigento. Il video
Ecco il video della contestazione a Vittorio Sgarbi avvenuta ad Agrigento.Come si sente dal filmato non ci sono "pesanti offese" - come la stampa sta raccontando - ma richiami a fatti accertati con sentenza definitiva.E' interessante, per rendersi conto della signorilità di Sgarbi, ascoltare la voce della ragazza, più che altro le grida, a causa della stretta alla gola portata da Sgarbi. Accecato dalla voglia di prenderle la telecamera!
Ogni tanto
qualcuno alza la testa. Sgarbi contestato ad Agrigento. (leggi per intero l'articolo)
Vittorio Sgarbi,
ieri ad Agrigento in occasione della presentazione del suo libro, ha trovato
un’accoglienza che quasi sicuramente non avrebbe mai potuto immaginare.
Nella terra del sonnecchio dell’anima e della migliore deferenza verso le scelte
dei potenti, ecco che un piccolo gruppo di giovani, armati di telecamera, di
informazione consapevole e di insofferenza alla volgarità e all’arroganza del potere,
dice che non ci sta. continua...
agrigento
sgarbi
giuseppe gatì
| inviato da tgweb il 30/12/2008 alle 21:14 | |
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29 dicembre 2008
Ogni tanto qualcuno alza la testa. Sgarbi contestato ad Agrigento.

Ogni tanto
qualcuno alza la testa. Sgarbi contestato ad Agrigento.
Vittorio Sgarbi,
ieri ad Agrigento in occasione della presentazione del suo libro, ha trovato
un’accoglienza che quasi sicuramente non avrebbe mai potuto immaginare.
Nella terra del
sonnecchio dell’anima e della migliore deferenza verso le scelte dei potenti,
ecco che un piccolo gruppo di giovani, armati di telecamera, di informazione
consapevole e di insofferenza alla volgarità e all’arroganza del potere, dice
che non ci sta.
Dopo aver preso
posto, le prime parole di Sgarbi di fronte la platea - riferite al centro
commerciale “Le vigne” - sono: “centro
di merda”! Per la serie: la classe prima di tutto! (Qualcuno gli batte anche le
mani. Me io non conosco nessuno in zona che non sia andato in quel centro.)
Le prime parole
di uno dei giovani sono: “bravo il volgare Sgarbi, pregiudicato e volgare”.
Il giovane
prosegue ricordando all’illustre convitato e alla gente curiosa di vedere un
vip (qualcuno ha detto di esser in quel luogo per questo motivo) che l’On.
Sgarbi è semplicemente, e secondo la Corte di Cassazione, un pregiudicato per
truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato.
Si scaldano gli
animi.
In aggiunta ricorda
anche le sue varie diffamazioni ai danni del procuratore Caselli e del pool
antimafia di Palermo. Per chi non sapesse i fatti a cui si riferisce il giovane
provo a riassumerli.
Vittorio Sgarbi
nel 1995 lesse una lettera anonima sulle reti Fininvest, nella quale venivano
attribuite frasi a don Pino Puglisi dalle quali si evinceva chiaramente che il
procuratore della Repubblica di Palermo di quel tempo (Gian Carlo Caselli)
odiava i siciliani ed era anche il mandante morale dell’omicidio dello stesso
sacerdote antimafia.
Per queste
affermazioni Sgarbi viene condannato dal Tribunale e dalla Corte d’Appello. In
Cassazione si salva grazie alla prescrizione. Ma i fatti restano accertati.
In merito al “viva
il pool antimafia” bisogna ricordare ai lettori la condanna definitiva, a
carico dello Sgarbi, per diffamazione aggravata ai danni del pool guidato da Caselli (in merito alle false accuse di attività politica della procura, all'uso di inchieste non contro la mafia ma contro lo Stato, e in merito all'accusa di esser responsabili del suicidio del procuratore Lombardini).
Sebbene i modi di
fare, accesi, del giovane possano sembrare forti nei toni, la reazione dei
presenti è stata sproporzionata. Del resto il ragazzo era armato soltanto di
volantini menzionanti le suddette condanne.
Le forze
dell’ordine intervengono spintonando, strapazzando, minacciando chi aveva
solamente esercitato un diritto, quello di critica e di dissenso motivato. Altra
gente si diverte ad insultare, scalciare e spintonare. Qualche voce invocava la
non violenza e il fatto che dopotutto i giovani dissenzienti non avevano fatto
niente di male. Sgarbi riesce finanche ad afferrare per la gola la ragazza che
stava riprendendo la scena e ordinava agli addetti alla sicurezza di prenderle
appunto la telecamera.
Il ragazzo che aveva osato criticare l’esimio
ospite d’onore viene rinchiuso per più di un’ora in uno stanzino. Hanno
controllato i suoi documenti in continuazione. Altro che antiterrorismo! Le
forze dell’ordine qui sono efficientissime.
Inoltre è da
segnalare il censurabile comportamento di agenti in borghese che negano di
riferire le proprie generalità. Questi signori di fronte a tale richiesta non
possono evaderla rispondendo semplicemente “siamo delle forze dell’ordine”. E
se il cosiddetto agente commette degli abusi? E’ ovvio che intende nascondersi
e tutelarsi, preventivamene e consapevolmente, con l’anonimato. Ma questo,
scusate, non è più uno stato di diritto.
Tra l’altro, le
forze dell’ordine, alla richiesta da
parte del giovane di un avvocato, rispondono che non si merita nessun avvocato
e deve solo stare in silenzio. Roba da non credere! Sempre allo stesso ragazzo
- secondo il suo racconto - viene comunicato,
da parte di un vigile, che se quest’ultimo fosse arrivato a prendere la ragazza che filmava, le avrebbe dato un pugno tale da mandarla in ospedale.
Inoltre, nello stanzino, insistevano per far sì che chiamasse i suoi amici con
le telecamere (erano due i ragazzi che filmavano).
Come mai questo
forte interesse da parte di Sgarbi e delle forze dell’ordine a metter le mani
su quei video?
Per completare
il quadro va segnalato che oltre alle forze dell’ordine, a difendere il
pregiudicato (ormai buttatosi nel parapiglia) dagli incensurati, ecco i soliti
“bravi” di manzoniana memoria sempre pronti ad insultare, minacciare e
spintonare.
Questo è il
prezzo che bisogna pagare per esercitare i diritti sanciti nella nostra
Costituzione. Diritti che non servono a niente finché restano sulla carta e non
vengono messi in pratica dai cittadini. Ma ancora il cittadino non sa di esser
tale. Spesso è un suddito. Indifferente. Compiacente.
agrigento
sgarbi
giuseppe gatì
| inviato da tgweb il 29/12/2008 alle 19:51 | |
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6 maggio 2008
Sgarbi, Grillo, Travaglio, Santoro, Petruccioli, Battista, Landolfi...
dal sito di Annozero
grillo, battista e il contraddittorio
Pigi Battista, nel suo editoriale sul Corriere
di oggi, lunedì 5 maggio 2008, scrive che la puntata di “Annozero” si è
svolta «senza contraddittorio» e «senza possibilità di replica».
Quello che segue è l’elenco completo delle espressioni indirizzate da
Vittorio Sgarbi a Beppe Grillo, a Marco Travaglio e ad “Annozero”,
durante la puntata del 1 maggio.
- «Non fare il fenomeno» (a Travaglio).
- «Sembri Fassino» (a Travaglio, che risponde: «Fassino glielo dici a tua sorella»).
- «Mia sorella vale venti volte te che se un pezzo di merda, pezzo di merda puro» (a Travaglio).
- «Hai fatto parlare questo cretino, ora fai parlare me» (a Santoro, riferito a Grillo).
- «Che non racconti queste stronzate sulle basi Nato» (a Grillo).
- «Si vergogni, quest’idiota, questo farabutto» (a Grillo).
- «Hai parlato tu che diffami il mondo, ignorante» (a Travaglio).
- «Grillo non pone questioni, dice stronzate».
- «Non dire stronzate, non dici frasi, dici stronzate» (a Travaglio).
- «Vanno a sentire lo spettacolo di un’idiota» (ai “grillini” in piazza).
- «Non sputtanare l’Italia, non dire puttanate, stai dicendo stronzate» (a Travaglio).
- «Non dire stronzate» (a Travaglio).
- «Vince la destra lo stesso, con i vostri applausi del cazzo» (a Travaglio).
- «Sei un bugiardo, un falsario» (a Travaglio, accusato di lodare Enzo Biagi e criticare Cesare Romiti).
- «Siamo un grande paese con un pezzo di merda come te» (a Travaglio).
- «Non voglio far andare avanti questo che dice solo delle balle» (a Travaglio).
- «Non ha argomenti, dice bugie» (riferito a Travaglio).
- «Non sfottere, che tu sei il popolo del nulla» (a Travaglio).
- «Popolo del nulla, perché ascolta le sue stronzate» (riferito a Travaglio).
- «Dite delle bugie, siete dei bugiardi» (a Travaglio).
- «Tu scrivi solo idiozie» (a Norma Rangeri).
- «Faccia da tonto» (a Travaglio).
- «Avete pubblicato della merda» (a Roberto Natale, riferito alla pubblicazione sui giornali delle intercettazioni).
Se quello della puntata del 1 maggio non è contraddittorio,
allora la prossima volta, per esprimere un dissenso più efficace in
diretta, dovranno sputarci in faccia e prenderci a calci nello stomaco?
Allora, finalmente, i liberal come Battista saranno soddisfatti. O no?
(commenta sul blog di annozero)
Grillo, Landolfi e il vilipendio
Mario Landolfi, presidente della Commissione di
vigilanza Rai, a proposito di “Annozero” ha parlato di «linciaggio
mediatico, con l’attacco a Veronesi» e di «vilipendio al Capo dello
Stato». Ma se vilipendio c’è stato, perché nessuno l’ha denunciato
quando Grillo ha parlato a Torino, il 25 aprile; quando le sue parole
sono state riportate, nei giorni seguenti, da tutti i giornali; quando
sono state messe in onda dai telegiornali e da “Matrix”? Che cosa fa
Landolfi, accusa magistrati e poliziotti di aver omesso di denunciare
un reato? E perché non l’ha denunciato lui dopo aver sentito Grillo
all’“Infedele” e a Rainews 24 (prima di “Annozero”)? E perché non l’ha
denunciato neppure dopo “Annozero” e dopo che Raisat ha mandato in
replica la puntata?
(commenta sul blog di annozero)
dopo la puntata del 1 maggio
grillo, diritto di cronaca
Ho fatto come sempre il mio lavoro, con ottimi risultati per l’azienda
e portando a termine una trasmissione difficile che ha dovuto
sopportare durante il suo svolgimento insulti e provocazioni
preordinate. Ritengo di aver esercitato il diritto di cronaca dando
conto, come altri programmi, dei momenti più significativi della
manifestazione promossa il 25 aprile a Torino da Beppe Grillo.
L’ho fatto nell’esclusivo interesse del pubblico, con un lavoro di
edizione che ben risultava dalla messa in onda, ma del quale, se vorrà,
il Presidente Petruccioli potrà essere informato ascoltando montatori e
giornalisti che lavorano con passione nella nostra redazione e che sono
abituati a usare la loro professionalità al servizio del pubblico e non
per conto terzi.
Tutti i partecipanti ad Annozero, compreso Marco Travaglio, che
aveva preso parte al V-Day, hanno avuto espressioni di critica e
avanzato rilievi nei confronti di Grillo; c’è stato anche chi l’ha
insultato con estrema violenza. Le affermazioni di Beppe Grillo sul
Presidente Napolitano, già presenti nelle cronache di tutti i giornali
italiani, sono state riportate senza la volontà di farle proprie. Non
riportarle avrebbe rappresentato, a mio parere, una grave omissione e
una censura. La stessa considerazione vale per i giudizi sul professor
Veronesi e su qualunque altro personaggio pubblico. Poiché Grillo è di
fatto un soggetto politico, va attribuita esclusivamente a lui la
responsabilità di ogni sua dichiarazione, come confermano recenti
sentenze della Corte di Cassazione e come normalmente avviene per
Berlusconi, Bossi, Mastella e qualunque altro leader politico. Spetta
dunque ai tribunali e non ai giornalisti valutare la portata calunniosa
delle affermazioni fatte dai soggetti politici e non mi risulta che ci
siano state iniziative in tal senso, perché altrimenti ne avrei dato
volentieri conto.
Sono pronto a rispondere in qualsiasi sede della correttezza dei
miei comportamenti e resto fiducioso in attesa delle iniziative che
intenderà intraprendere il Presidente Petruccioli, ma non ritengo che
esse potranno continuare a consentire ai leader dei partiti di dire
quello che vogliono nella televisione pubblica, proibendo invece a un
unico soggetto politico, Beppe Grillo, di esprimere il proprio
pensiero. La Rai appartiene infatti al pubblico e non ai partiti e la
libertà d’espressione è tutelata dalla Costituzione Repubblicana.
Michele Santoro
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3 aprile 2008
...l’editore più liberale della storia della carta stampata
Casta stampata
L’altro giorno, riuscendo a restare serio, il Cainano ha comunicato: «Io sono l’editore più liberale della storia della carta stampata», da Gutenberg in avanti, Alla domanda «chi lo dice?», ha risposto: «I miei collaboratori». Cioè i suoi dipendenti. La scena ricorda gli applausi di Fantozzi, di Filini e dell’intero Ufficio Sinistri al megadirettore galattico che organizza visioni multiple obbligatorie della Corazzata Potemkin la sera della flnalissima dei mondiali di caldo. Illustrando poi il suo personale concetto di stampa libera, l’editore più liberale della storia ha di nuovo chiesto la cacciata di Santoro per «uso criminoso della tv» e si è detto «deluso dai giornali su cui ha influenza la Fiat: Montezemolo poteva muoversi in modo diverso, a direttori e giornalisti bisogna dire di stare di qua o di là». Cioè: Montezemolo l’ha deluso perché lascia troppo liberi i suoi giornali. Infatti lui ha ingaggiato Ciarrapico perché «ci servono i suoi giornali». I giornali, com’è noto, non servono a dare notizie, ma a far vincere le elezioni. Possibilmente a lui. Il nostro sistema dell’informazione, che alle persone normali appare come il più servile, censurato e comatoso del mondo, a lui sembra ancora troppo sbarazzino, corrosivo. Ma ci sta lavorando. L’altro giorno, per esempio, mentre lui tuonava preventivamente contro «i brogli della sinistra», due presidenti di seggio finivano in galera per i brogli di Forza Italia alle comunali di Palermo contro Leoluca Orlando. Ma, a parte qualche breve di cronaca, stampa e tv non se ne sono nemmeno accorte. Intanto a Milano venivano condannati in appello la sua segretaria Marinella Brambilla e il suo assistente Niccolò Querci: 1 anno e 4 mesi per falsa testimonianza. Cioè per aver mentito sotto giuramento ai magistrati, negando l’incontro dell’8 giugno 1994 a Palazzo Chigi tra l’avvocato Fininvest Massimo Maria Berruti e l’allora premier Silvio Berlusconi. Subito dopo quella visita, Berruti depistò le indagini sulle mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, promettendo l’eterna gratitudine del Cavaliere ai finanzieri corrotti che avessero taciuto sulle tangenti del Biscione. Poi si difese in tribunale sostenendo di aver inquinato le prove «per tutelare la stabilità del governo». Condannato a 8 mesi per favoreggiamento, fu premiato con un seggio alla Camera: ora è ricandidato per la quarta volta e verrà presto raggiunto da Salvatore Sciascia, l’ex capo dei servizi fiscali Fininvest, condannato per aver corrotto i finanzieri, new entry delle liste del Pdl. La notizia della condanna di due dei pochissimi collaboratori del Cainano rimasti finora incensurati ha riscosso enorme successo presso la stampa e la tv: nemmeno una parola al Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, TgLa7; manco una sillaba sui giornali, a parte una breve di 21 righe sul Corriere. Lo stesso giorno la Marcegaglia Spa, il gruppo della meravigliosa Emma, neopresidente di Confindustria, patteggiava 500 mila euro di pena pecuniaria e 250 mila di confisca, e la sua controllata NE Cct Spa altri 500mila euro di pena e5 milioni di confisca, mentre il vicepresidente Antonio Marcegaglia (fratello della Emma) si beccava 11 mesi per corruzione: nel 2003, infatti, Marcegaglia Spa pagò una mazzettona di 158 mila euro al manager Enipower Lorenzo Marzocchi per un appalto di caldaie di 127 milioni. Una notizietta da niente, se si pensa che Confindustria espelle gli imprenditori che, minacciati anche di morte dalla mafia, si piegano a pagare il pizzo (dunque, per la legge, sono vittime di estorsione). Che intende fare, invece, l’associazione presieduta da Emma Marcegaglia contro il gruppo Marcegaglia che pagava tangenti senz’alcuna costrizione né minaccia, sol per arraffare appalti in barba alla libera concorrenza? La domanda non si pone neppure, perché nessuno - a parte 20 righe sul Corriere 7 e mezza sulla Stampa- ha dato la notizia. Per fortuna, in tanta desolazione, il giornalismo d’inchiesta sopravvive almeno su un quotidiano: il Giornale. Ieri l’house organ berlusconiano sparava in prima pagina una grande inchiesta dal titolo promettente: «Ecco l’Italia degli indegni. Top manager, fannulloni, giudici: vi sveliamo l’altra casta, quella di chi guadagna troppo e fa carriera ingiustamente». Inchiesta affidata a Vittorio Sgarbi, condannato definitivamente per truffa ai danni dello Stato per aver lavorato 3 giorni su 3 anni alla Soprintendenza di Venezia. Uno che, in fatto di indegni e fannulloni, è un’autorità di livello mondiale. Prossima puntata: un’inchiesta sui politici che prendono l’ambulanza al posto del taxi, a cura di Gustavo Selva.
l’Unità (1 aprile 2008) ULIWOOD PARTY MARCO TRAVAGLIO
berlusconi
sgarbi
berruti
brogli
ciarrapico
| inviato da tgweb il 3/4/2008 alle 0:35 | |
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4 luglio 2007
Sgarbi polizia e piero ricca!!! grande! troppo forte
dal blog di piero ricca

Gli obiettivi sensibili sono tanti. Ognuno dovrebbe scegliersi il
suo. Un senatore colluso con la mafia. Un segretario di partito che
voleva scalare una banca. Un capo della polizia che ha protetto
squadristi. Un banchiere che ha truffato migliaia di risparmiatori. Un
sindaco che intrallazza con gli appalti. Un direttore di telegiornale
che non conosce la vergogna. Un ex ministro dell’interno che non la
conta giusta sulla regolarità delle elezioni. Un assessore pregiudicato
per truffa allo Stato. E criticarlo sempre. Ogniqualvolta si presenti
in pubblico. Con metodo. Con ostinazione. Senza lasciargli tregua. In
modo rigorosamente non violento. Non ci vuole poi molto. Basta un
volantino con informazioni incontestabili. Un gruppo di amici
moralmente vivi. L’attenzione all’agenda degli appuntamenti pubblici.
Una videocamera. Non si tratta di insolenza. Ma di legittima difesa. I
Piccoli Oligarchi hanno invaso tutti gli spazi. Se ne infischiano delle
persone serie. Contano sull’indifferenza e sull’oblio. Sulla
rassegnazione e il conformismo dei più. Sono abituati all’omaggio e
all’adulazione. A giornalisti su misura. Ad avversari compiacenti, con
i quali all’occorrenza ci si può dividere la torta. Nel bengodi dei
Piccoli Oligarchi una contestazione viene interpretata come atto di
insubordinazione, se non di terrorismo. La sensibilità alla questione
morale è definita “giustizialismo”. Fare domande senza autorizzazione
dell’ufficio stampa è come lanciare bombe molotov. E gli scandali
divengono opinioni. Per una forma di legittima difesa è giusto andarli
a stanare, esercitando senza inibizioni il libero arbitrio delle corde
vocali. A ben guardare è un gesto d’amore. Può aiutarli a riprendere
contatto con la realtà. A riabituarsi alla critica. A recuperare il
senso del limite. Per dare il buon esempio Qui MIlano libera ha messo
nel mirino Vittorio Sgarbi, l’omino dell’audience. “Eroe disperato
della cultura dell’idiozia”, lo chiamava Giorgio Bocca. “Volgare
calunniatore, scherano di Berlusconi”, lo definiva Indro Montanelli.
Perché ci sta antipatico? In fondo la sua condanna per truffa aggravata
allo Stato e falso, pur grave, è un pretesto, un espediente retorico.
Vittorio Sgarbi è uno degli eroi del Ventennio Televisivo e contestuale
incanaglimento della vita pubblica: questo è imperdonabile. Un piccolo
opportunista che ha cambiato una decina di partiti. Che ha calunniato e
diffamato persone perbene mediante il manganello catodico. Che se l’è
cavata quasi sempre grazie all’abuso dell’insindacabilità parlamentare.
Che ha contribuito a diffondere l’ideologia previtiana dell’impunità.
L’Italia berlusconiana, ipocrita e volgare, ha in lui una delle
espressioni più riuscite.
L’altro giorno l’abbiamo incrociato alla libreria Feltrinelli di
Milano, dov’era atteso per la presentazione dell’ultimo capolavoro
letterario di Pierfrancesco Majorino.
il giovin segretario (uscente) dei diesse di Milano, ex bambino kinder
che non ha vocazione né per la politica né per la letteratura. Dopo
avermi ricoperto di insulti, il pregiudicato per truffa allo Stato ha
chiamato la polizia. Che è arrivata in forze. E voleva a tutti i costi
identificarmi, per la millesima volta. Ho resistito. S’è radunata un
po’ di gente. E ho tenuto un lungo comiziaccio nell’afa di piazza
Duomo. Con gli amici di Qui Milano libera abbiamo deciso che il
comiziaccio sul caso Italia diventerà un appuntamento fisso.
Mi raccomando, però, non complimenti ma opere di bene. Prendete l’iniziativa anche voi. Se fossimo in tanti a non stare al gioco, il gioco cambierebbe.
Ecco il video.
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politica
tgweb
ricca
sgarbi
| inviato da tgweb il 4/7/2007 alle 15:16 | |
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